Ancora una volta la superficie del lago di Tiberiade è diminuita a tal punto da far emergere interessanti reperti.

Dopo un inverno particolarmente avaro di piogge, le acque del Lago di Tiberiade, il biblico Mar di Galilea, si sono ritirate e hanno riportato alla luce interessanti reperti, attualmente allo studio degli archeologi. Nel 1986 un altro inverno di forte siccità aveva riportato alla luce, sul lato nord-occidentale del lago, una barca di pescatori. Lo stile, gli oggetti che vi sono stati trovati, la fanno risalire a circa 2.000 anni fa, quindi in pieno periodo evangelico.

In buono stato di preservazione, il reperto, restaurato con pazienza per oltre un decennio e custodito nel kibbutz di Ghinnosar, sulle rive del lago, è ormai celebre come “la barca di Gesù”. Immerse nel lago, le strutture si sono conservate per secoli: risultava danneggiata soltanto la parte superiore, mentre lo scafo, lungo circa 8 m. e largo poco più di 2 metri, era in buone condizioni. Sulla base delle sue dimensioni è stata avanzata l’ipotesi che la barca potesse trasportare fino a 15 persone del peso medio di 63 Kg. Il natante in questione è dunque compatibile con il tipo utilizzato da Gesù e dai dodici discepoli nei loro spostamenti.

Naturalmente non c’è modo, né necessità, di dimostrare un rapporto diretto tra la barca e i personaggi dei Vangeli, quel che questa scoperta ci permette di vedere è come dovevano essere le barche sulle quali Gesù e i Suoi solcarono spesse volte il Mar di Galilea, sfidando anche la tempesta.