FAMIGLIA - Il disegno divino

Iniziamo le nostre riflessioni sulla famiglia cristiana con l’invito divino rivolto a Noè di salvare la sua famiglia dal giudizio. La società nella quale viveva il patriarca è definita un “tempo difficile”, tuttavia egli riuscì nell'impresa: lavorò duramente, fece sacrifici e alla fine, quando arrivò il diluvio, l’arca era pronta e la sua famiglia salva (Genesi 7:1).

 

I cambiamenti avvenuti negli ultimi cinquant’anni hanno reso anche il nostro un tempo particolarmente difficile per la famiglia, che è stata messa in discussione e ha perduto gran parte delle sue funzioni fondamentali. Anche la famiglia cristiana è sotto pressione e deve lottare duramente per non seguire i principi mutevoli della società umana e rimanere ancorata a quelli immutabili della Parola di Dio (Romani 12:2).

Non ci dobbiamo rivolgere alla Parola di Dio come se fosse un trattato di sociologia della famiglia, tuttavia è innegabile che in essa vi siano insegnamenti importantissimi, utili per modellare la famiglia secondo l’originario disegno divino.

 

A. Il disegno originario e il disordine del peccato

Fu Dio a formare la prima famiglia, componendola con un uomo e una donna,e facendone così la Sua prima istituzione, l’unica che precede la caduta (Genesi 1:26-28). Questo spiega perché essa sia una realtà presente in ogni cultura, sebbene con tutta una serie di variabili che risentono di diversi fattori religiosi, economici, sociali, culturali. La famiglia non è dunque un’idea dell’uomo, è un disegno di Dio.

Il peccato ha ferito profondamente la vita dell’uomo e della donna e ha immediatamente devastato l’istituto divino della famiglia:

  • discordia (Genesi 3:11, 12)
  • fratricidio (Genesi 4:3-8)
  • poligamia (Genesi 4:19).

Nonostante la durezza del cuore dell’uomo, però, Dio non ha abbandonato la Sua creatura, ribadendo il disegno divino originario attraverso il Suo unigenito Figlio (Matteo 19:4-6).

La famiglia è costituita, nel suo nucleo essenziale da un uomo e una donna – o meglio da marito e moglie, giacché nasce con il matrimonio – che s’impegnano davanti a Dio e agli uomini a vivere insieme il resto della vita (Malachia 2:14). L’atto preliminare di questo legame è il vincolo del fidanzamento, un primo impegno delle parti a lealtà e fedeltà in preparazione della vita coniugale (Osea 2:19-20).

 

B. Più che un consiglio

 

Quando parliamo di famiglia cristiana intendiamo quella nella quale sia il marito che la moglie sono credenti. Chi si converte dopo il matrimonio si trova invece in una condizione diversa, ben descritta in 1 Corinzi 7:12-16.

Nel disegno divino il credente che deve ancora formarsi una famiglia è chiamato a tenere conto della Parola di Dio che dice: “Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi” (2 Corinzi 6:14). La scelta di seguire una fede piuttosto che un’altra, o anche di non averne una, è elemento che più di ogni altro condiziona l'esistenza umana. Abramo richiese un giuramento al suo servo perché non prendesse per moglie a Isacco "alcuna delle figliuole dei Cananei" (Genesi 24:1-3). Nella storia d'Israele sorgerà più volte il problema dei matrimoni misti, perché Dio temeva, a ragione, che il Suo popolo finisse per essere trascinato nell'idolatria (1 Re 11:4).

Un credente sincero deve scartare l'idea di unirsi per tutta la vita con un non credente. Diversamente, come potrà il coniuge non credente essere per lui un “aiuto convenevole” nella crescita spirituale? Nei momenti di prova e di scoraggiamento? Nell’educazione dei figli? Nel servizio cristiano?

Naturalmente, per essere certi di scegliere un coniuge fedele non è sufficiente sapere che frequenta la chiesa, bisogna verificare se vi sia identità di esperienza spirituale e di visione (Amos 3:3). Chi desidera consacrarsi maggiormente al Signore, magari per svolgere un servizio particolare, potrà farlo se la persona che ha scelto non ha la stessa visione? È bene prendere atto per tempo che una scelta vocazionale richiede sacrifici e che è necessario valutare tutto sotto questa prospettiva. Tanti, in precedenza impegnati nell'opera del Signore, dopo il matrimonio si sono fatti assorbire esclusivamente dalla famiglia e dal lavoro, eppure Gesù non accettò la scusa di colui che disse: "Ho preso moglie, e perciò non posso venire" (Luca 14:20).

 

Molti purtroppo, pur volendosi adoperare sinceramente per il bene della famiglia, commettono l’errore di lasciarne Cristo fuori (Sal. 127:1). Se nella famiglia manca il timore di Dio non tarderà a prevalere l'interesse egoistico di ogni suo componente. È l’egoismo che porta un coniuge a sopraffare l'altro, che spinge i genitori a trascurare i figli e i figli a non rispettare i genitori. 

 

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