FAMIGLIA - Ruoli differenziati e complementari

Dio plasmò la prima donna dalla costola dell’uomo per darle la sua stessa dignità. L'intento era quello di creare un’unità composita che si aiutasse reciprocamente. Scopo primario del matrimonio è dunque il completamento dell'uomo e della donna (Genesi 2:18, 23), una pari dignità ma con ruoli diversi. Accettare con gioia il ruolo indicato dalla volontà di Dio è fondamentale per comprendere cosa significa veramente essere un marito e una moglie cristiani.

 

 

 

A. Il ruolo della moglie

 

L'ordine divino nella famiglia cristiana è illustrato in modo particolare in Efesini 5:22-6:3, insegnamenti che devono essere accettati e vissuti con un giusto spirito: “…sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Efesini 5:21).

 

·                  La sottomissione è stabilita da Dio. Bisogna affermare con coraggio quel che Dio dice, senza tuttavia ingigantire il concetto di sottomissione per il proprio comodo ma neppure minimizzarlo. Non è stato l’uomo a decidere il ruolo da assegnare alla donna ma Dio stesso, che le dice: “…i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te” (Genesi 3:16). Le parole di Dio ad Eva erano la previsione di quanto sarebbe avvenuto a causa della degenerazione prodotta dal peccato.

È per l'egoismo insito nella natura peccaminosa che gli uomini hanno trasformato in schiavitù la sottomissione della donna. Questo ha contribuito non poco ad alimentare, e in certi casi a “giustificare”, il desiderio d’autonomia della donna.

Naturalmente, sottomissione della moglie al marito non significa inferiorità della donna e superiorità dell'uomo. Il fatto che la donna sia il “vaso più delicato” (1 Pietro 3:7; Riveduta: “più debole”) non significa che abbia un'intelligenza inferiore o un carattere più debole, ma piuttosto che è dotata di una diversa sensibilità, emotività e forza fisica, ma davanti a Dio la donna ha la stessa dignità dell’uomo (Galati 3:28).

 

·                  Il Signore ha stima della donna. Nei Vangeli vediamo che:

- ad assistere Gesù con i propri beni furono proprio delle donne (Luca 8:3);

- la prima testimonianza della risurrezione di Gesù fu affidata a una donna (Marco 16:9);

- Gesù fu capace di infrangere le regole di una società ingiusta con le donne mettendosi a parlare per strada con la donna samaritana (Giovanni 4:27).

Tuttavia il Signore non chiamò donne fra gli apostoli, mostrando così in modo inequivocabile che uguale dignità non significa identità di ruoli.

 

·                  Mogli sottomesse ai mariti “come al Signore”. È un’affermazione spesso contestata perché il termine "sottomessa" appare troppo forte. Si dimentica però che la Parola di Dio offre un termine di paragone che non lascia spazio ad equivoci: “…come al Signore”. Il meraviglioso rapporto esistente tra Cristo e la Chiesa dimostra chiaramente che nell'idea di sottomissione non può celarsi alcun tipo di sopruso, violenza, prevaricazione, egoismo o altro. Cristo non usa la Chiesa, non le fa del male, non l'abbandona, piuttosto la cura amorevolmente. È logico che una donna non provi alcuna gioia nell’accettare di essere sottomessa ad un marito violento, insensibile, egoista, irrispettoso, ma una coppia cristiana nella quale il marito rispetta la libertà e la personalità della moglie dovrebbe essere molto più facile.

Se un marito esercita il proprio ruolo rettamente, la moglie potrà mettere più serenamente se stessa al servizio della famiglia e della chiesa. Una moglie accetterà di essere sottomessa a suo marito solo se prima si sarà sottomessa a Cristo. Paolo, ricordiamolo, si rivolgeva in primo luogo alle donne che erano nella chiesa.

L'analogia Cristo-Chiesa usata per illustrare il rapporto marito-moglie deve far riflettere anche per un altro motivo: chiunque provi ad invertire l'ordine dei ruoli nel matrimonio, o ad approfittarne, otterrà gli stessi risultati disastrosi di una chiesa che si ribella alla signoria di Cristo.

 

 

B. Il ruolo del marito

 

·                  Il marito “capo della moglie”. Nel costituire il marito capo della moglie, Dio si è ispirato ad un modello: Cristo, capo della chiesa. Ogni abuso “maschilista” nell'interpretazione di questa disposizione è del tutto ingiustificato. Questo verso non può essere usato per legittimare autoritarismo, soprusi, prepotenze, quando non una vera e propria tirannia del marito verso la moglie. Si tende, anche in questo caso, a porre l’accento sulla prima parte dell’affermazione mentre si sottovaluta l'importante termine di paragone: “… come anche Cristo è capo della Chiesa”. È bene che i mariti credenti si chiedano cosa abbia inteso dire veramente Dio quando li ha stabiliti “capo della moglie”. Un valido aiuto può venirgli dal considerare la vita e gli insegnamenti di Cristo, che riporteranno alla mente un elenco impressionante di doveri nei confronti delle mogli.

 

·                  Il capo deve “servire” (Luca 22:26; Matteo 23:11-12). In genere essere il capo non è vantaggioso, perché richiede impegno, senso di responsabilità, spirito di sacrificio. Cristo, perché Capo, si è sacrificato per la Chiesa e non ha mai approfittato della Sua posizione. Così un marito cristiano sarà veramente capo quando avrà fatto tutto quel che è in suo potere per permettere alla famiglia di vivere serenamente. Il marito-capo è responsabile del buon andamento della propria famiglia e deve essere pronto ad accollarsi le sue responsabilità. Chi si sottrae ai propri doveri o non li assolve con diligenza, avrà conseguenze anche nella vita spirituale (1 Pietro 3:7). Naturalmente questo non significa che deve fare tutto lui, ma piuttosto che il dovere di provvedere alla famiglia è principalmente suo. Ciascun coniuge possiede doti particolari che vanno riconosciute e valorizzate.

 

·                  Il marito deve amare la moglie come se stesso. La gioia della Chiesa, la Sposa di Cristo, sta nella certezza di essere amata dallo Sposo. Questo è il modello che viene offerto ancora una volta: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Efesini 5:25). Benché contrario al modo di pensare del mondo, questo modello corrisponde a quello divino, secondo il quale “vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35).

È vero che un marito non potrà mai dire di aver amato la moglie come Cristo ha amato la Chiesa, tuttavia deve tendere a questo modello. L'amore vero non è un sentimento temporaneo, né l’emozione di un momento, ma l'azione di un'intera vita. Il matrimonio con il passare degli anni dovrebbe migliorare e questo non accade sempre, perché s’insinuano impercettibili radici che, quando non estirpate per tempo, possono causare delle fratture nel rapporto di coppia, fino a farlo degenerare. I mariti che confondendo la loro funzione di guida con la “tirannia”, dimostrano sia di non amare abbastanza le loro mogli sia di non amare loro stessi!

 

 

Il matrimonio è un ottimo terreno per misurare la propria crescita spirituale. Un matrimonio è felice quando ciascuno, anziché avanzare pretese pensa a colmare le lacune dell'altro, oltre che le proprie.

 

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