SCOMMETTIAMO?
Lotterie, scommesse legali, video poker e simili cose sono pratiche inaccettabili per un cristiano, e apertamente da condannare. Le ragioni che portano a questa conclusione sono diverse. 

Un nuovo anno è appena iniziato e tra i primi eventi che ha proposto vi è stata l’assegnazione del favoloso montepremi di una nota lotteria nazionale. Gli italiani, si sa, sono un popolo di giocatori e l’introduzione di nuovi giochi con vincite più o meno allettanti ha contribuito ad alimentare la febbre del gioco e a renderla contagiosa. 

  

È IDOLATRIA

Innanzitutto l’amore per il gioco è una vera e propria forma d’idolatria. Chi gioca o scommette ripone non poche speranze sulla possibilità di vincere, dimostrando così un amore per il denaro che può sviarlo dalla fede e procurargli molti dolori (1 Timoteo 6:10). Gesù ricorda che nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro (Luca 16:13). Il cristiano non tenta la fortuna al gioco, non scommette, perché sa che non può servire Dio e Mammona (parola semita che significa “ricchezza”, usata anche per indicare la divinità della prosperità).

 

È INGANNO

A ben vedere, le lotterie e le scommesse sono un inganno ben architettato e, purtroppo, legalizzato. I giocatori sono indotti a credere, magari con un’accattivante pubblicità, che le possibilità di vittoria sono alte, mentre è evidente che per esservi un solo “fortunato” vi devono essere moltissimi “sfortunati”. Ogni vincitore, senza rendersene conto, sottrae agli altri quel che vince. L’atteggiamento di chi scommette è riassumibile con la massima latina: “Mors tua vita mea” (la tua morte è la mia vita). È immorale cercare di guadagnare sapendo già che altri perderanno i loro soldi (Giacomo 5:4).

 

È INCREDULITÀ

Chi gioca dimostra di nutrire più fiducia nelle probabilità che nella provvidenza di Dio, perché ripone le proprie speranze nelle percentuali e nel caso anziché in Dio. Crescerà mai la gratitudine verso il Signore in un uomo che ripone nel gioco le speranze di una vita migliore? Piuttosto, i credenti sono esortati a non angustiarsi e a far conoscere le proprie “richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti” (Filippesi 4:6). Il Signore vuole, infatti, che gli uomini imparino a dipendere esclusivamente da Lui.

 

È DISSIPAZIONE

Il giocatore mal cela la speranza che, attraverso una vittoria, possa essere liberato dall’obbligo di lavorare e raggiungere un tenore di vita migliore. La Parola di Dio, invece, esorta l’uomo a lavorare con le proprie mani (1 Tessalonicesi 4:11-12) e ad accontentarsi delle cose che ha (Ebrei 13:5). Chi cede alla tentazione del gioco fa un uso sbagliato di quel che il Signore gli ha provveduto, amministra male i soldi sottraendoli a scopi ben più nobili, come la famiglia o l’opera di Dio. Perché spendere denaro per ciò che non è pane e il frutto delle proprie fatiche per ciò che non sazia? (Isaia 55:2). Il cristiano vive fondandosi su ben altri valori che le ricchezze materiali (Matteo 6:19-21) e la sua vera vittoria è “la pietà con animo contento del proprio stato” (1 Timoteo 6:6-9).

in diseducativo

 

È DIPENDENZA

Giocare procura un forte piacere che crea dipendenza, è uno stimolo così forte che le persone non sanno più sottrarsene. Molti giocano soltanto perché amano la tensione prodotta dal rischio, l’emozione della competizione, mentre la Parola di Dio invita a non lasciarsi “dominare da nulla” (1 Corinzi 6:12). Le attività legittime sono “quelle in cui è qualche virtù e qualche lode” (Filippesi 4:8). Può esserci virtù e lode in un’attività che spesso procura disagio alle persone e alle famiglie? Un recente studio sul mondo delle lotterie e delle scommesse legali ha rivelato che i giocatori più accaniti appartengono proprio alle fasce più deboli della società. Le lotterie, le scommesse, i video poker non aiutano realmente l’uomo, non ne migliorano il carattere, anzi al contrario quello del gioco è un mondo di persone spesso irreligiose, o religiose a modo loro, che non esitano a bestemmiare il nome di Dio quando vedono disattese le proprie speranze (Efesini 5:11; 2 Corinzi 6:17).

 

Nessuno pensi di poter pregare perché Dio benedica una lotteria, una scommessa, una puntata, è inutile giocare e dire “se Dio vuole”, perché il Signore non partecipa a questo “gioco”.

 

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