La parabola del Figlio prodigo Stampa

L’amore del Padre

Luca 15:11-32

Gesù non poteva scegliere un racconto più convincente per descrivere la grandezza dell'amore di Dio della Parabola del Figlio prodigo . Il Divino Maestro era solito insegnare le cose del Regno dei Cieli raccontando storie di vita quotidiana, perché fossero comprensibili da tutti, il Suo messaggio era per tutti. Così, quando si trattò di spiegare quale amore Dio Padre nutre verso l'umanità, raccontò la parabola del “Figlio prodigo”. Dall’esame della figura paterna del racconto è possibile imparare molto sulla Persona del Padre celeste. 

 

UN PADRE CHE SPERA

"Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta" (v. 12). Con la decisione di rivendicare l’eredità e andarsene il figlio prodigo addolorò profondamente il padre, il quale pur non condividendo quella scelta seppe rispettarla. Ecco una prima, rilevante somiglianza tra il padre della parabola e il nostro Padre celeste: anche Dio non ha condiviso la scelta dell'uomo di vivere lontano da Lui, ma la rispetta e lo lascia libero di decidere.

Tuttavia quel padre non perse la speranza di rivedere il figlio, sperava che le esperienze, anche se dolorose, l’avrebbero fatto rinsavire. Allo stesso modo Dio non ha perduto la speranza di veder rinsavire l’uomo e ne attende speranzoso il ritorno. Sebbene non sia contento delle esperienze negative che vive la Sua creatura, Dio spera che almeno si rivelino salutari, giacché, si sa, l'uomo è capace di riflettere solamente in determinate circostanze.

Nella parabola si narra che il padre vide il figlio quando quest’ultimo era ancora lontano, questo perché probabilmente ogni giorno, quando smetteva di lavorare, fissava lo sguardo sull'orizzonte, nella direzione in cui il figlio si era allontanato, sperando di vederlo ricomparire. È un modo meraviglioso per descrivere l'attesa ardente del Padre celeste, che a differenza di quanto generalmente si crede, non aspetta l'uomo distrattamente ma con forte desiderio.

 

UN PADRE CHE PERDONA

Gesù narra ancora che l’anziano padre della parabola non appena vide il figlio corse ad abbracciarlo. Che scena commovente! Egli lo amava talmente tanto che non attese il suo arrivo, gli andò incontro. Spesso si dice che Dio ci attende, mentre sarebbe più giusto dire che ci viene incontro per affrettare il ricongiungimento. Correre verso un figlio nel bisogno è un atteggiamento istintivo per un genitore. Chi all’udire il grido di un figlio rimane immobile, esita e non corre immediatamente verso di lui? Allo stesso modo il Padre celeste è attento al grido degli uomini ed è sempre pronto a correre in soccorso di chi lo invoca: “...invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai” (Salmo 50:15).

Fu il padre a vedere per primo il figlio e non viceversa e fu lui a correre verso il figlio e non viceversa. Questo dimostra che all'uomo è richiesto solo un primo passo, egli deve solo decidere di tornare, mentre sarà Dio a fare il resto: gli correrà incontro e l'accoglierà. È sorprendente vedere quel che Dio è disposto a fare per la salvezza di un solo uomo.

 

UN PADRE CHE GIOISCE

 

Il padre “baciò e ribaciò” il figlio, niente parole, né rimproveri o altro, solo lacrime e baci. È proprio il caso di dire che in certe circostanze le parole non servono. Questo tenero incontro deve aiutare a non immaginare Dio come un Padre irascibile, sempre adirato, esigentissimo, incapace di un gesto di tenero affetto. Si tratta di un'idea distorta. Il padre del figlio prodigo, per la gioia che provò nel veder ritornare il giovane, decise addirittura di dare una festa. Proprio come la festa celebrata nel cielo ogni volta che un peccatore si ravvede (Luca 15:10). Dio è un Padre desideroso di salvare i Suoi figli, vai senza timore al Lui, scoprirai con grande meraviglia che non solo ti aspetta ardentemente, ma è pronto a perdonarti e a fare festa per te.