Meditazioni dal Salmo 119 Stampa

Alef

Dal verso 1 al verso 8 

Il lungo Salmo 119 si compone di ventidue ottave, ognuna delle quali inizia con una lettera dell’alfabeto ebraico: la parola “Alef” sotto cui sono raggruppati questi primi otto versi non è altro che la nostra lettera A. È come se trovassimo otto versi raggruppati sotto la lettera A, poi i successivi otto sotto la lettera B, altri otto sotto la C e così via. Attraverso questo gioco di lettere lo scrittore del Salmo, con ogni probabilità lo scriba Esdra, ha voluto onorare l’alfabeto con cui è stato scritto l’Antico Testamento, la prima parte della Bibbia. Ne è scaturito il più bel Salmo che descrive la Parola di Dio, il salmo 119, che in ogni sua parte ne esalta la bellezza, la grazia, la potenza, la giustizia, la verità.

 

La Parola di Dio è composta da lettere di un alfabeto che, messe insieme, formano delle parole, ma se prese da sole esse non sono altro che parole. Alcuni pensano che quelle della Bibbia siano una sorta di “parole magiche”: le leggi, le ripeti, le impari a memoria e si adempiono. Non è così, in realtà possiamo leggerle una, dieci, mille volte e non trarne alcun beneficio, possiamo anche impararle a memoria ma non se ne avrà alcun vantaggio in quanto non sono “magiche”.

Dov’è allora il valore di questi scritti? Sta nel fatto che Dio ci parla attraverso di essi. Quando li leggiamo assumiamo un atteggiamento particolare, quello di chi crede che provengano dalla bocca di Dio ed è proprio questa fiducia che li rende efficaci: non sono le parole in sé, non la bellezza del verso, ma la fede che noi vi riponiamo. Si può leggere la Parola in chiesa o a casa senza che essa produca nulla se non si legge e ascolta con un atteggiamento di fiducia totale, come qualcosa proveniente da Dio. La fede apre il nostro cuore, il quale ricevendo la Parola sotto l’azione dello Spirito Santo ne sperimenta l’efficacia. Non dimentichiamo mai il ruolo dello Spirito Santo: è quando ci accostiamo alla Parola con il giusto atteggiamento del cuore che lo Spirito Santo ci parla.

 

La fonte della felicità

“Beati quelli che… che camminano secondo la legge del SIGNORE” (v. 1). È significativo che questo Salmo inizi con le stesse parole del salmo 1, con il quale si apre tutto il libro dei Salmi, che presenta l’uomo beato che non si ferma sulla via degli schernitori. Beati, ovvero felici, sono tutti quelli che ricevono la Parola di Dio nella propria vita, una parola che li rende felici. Non a caso Esdra, l’uomo di Dio che sembra aver messo insieme tutto l’Antico Testamento nella forma che conosciamo, scelse di iniziare il libro dei Salmi parlando di beatitudine e di continuare a parlarne nel Salmo 119 in relazione alla Parola di Dio. Non è neppure un caso che troviamo la parola “beato” in bocca a Gesù mentre predica il sermone sul monte (Matteo 5:1-12).

Dobbiamo vibrare come faceva il salmista quando leggeva la Parola e dire: “Oggi sono un uomo felice, oggi è un giorno benedetto per me perché posso accostarmi alla Parola di Dio”. Com’è triste, invece, l’atteggiamento di chi si accosta ad essa per dovere, perché è giusto, perché non vuole essere biasimato per la sua ignoranza.

Quelli che si accostano alla Parola di Dio sono beati, felici perché sanno che il loro stile di vita, le loro giornate, le loro scelte saranno più giuste, più buone, più integre. La Parola di Dio non può farti sbagliare, non può danneggiarti, se la osservi produrrà in te soltanto integrità e questa a sua volta felicità: “Beati quelli che sono integri nelle loro vie…” (v. 1).

 

La disposizione del cuore

“Beati quelli che osservano i suoi insegnamenti, che lo cercano con tutto il cuore” (v. 2). La disposizione del cuore è importante, l’atteggiamento corretto per accostarsi alla Parola è quello di chi possiede un cuore sincero, mentre chi si nasconde, chi è incredulo non potrà riceverne alcun beneficio.

Bisogna che facciamo nostro l’invito del Signore quando dice: “Figlio mio, dammi il tuo cuore…” (Proverbi 23:26). Quando leggiamo la Bibbia è come se Dio ci dicesse: “Figlio mio mentre leggi aprimi il cuore, abbi un cuore sincero, un cuore di carne”. Naturalmente, il cuore al quale si fa riferimento non è il muscolo del corpo che pompa sangue, ma ciò che di più intimo siamo, è l’anima, è il nostro io.

Com’è importante avere la giusta attitudine verso la Parola. Leggere la Bibbia non è un dovere da compiere giornalmente, da assolvere stancamente e senza porvi mente. Se sei stanco, se hai sonno, è meglio che lasci stare; se sei troppo adirato per ascoltare ciò che Dio vuole dirti è meglio che prima ti metta in ginocchio.

 

Un freno alle cattive azioni

Quelli che si accostano alla Parola per osservarla con tutto il cuore non commetteranno mai alcunché di male. Chi legge la Bibbia non farà mai male a nessuno, gli succede qualcosa di straordinario: nel momento in cui si trova a dover decidere, agire, parlare, lo Spirito Santo gli parla chiaramente.

Nelle situazioni di tutti i giorni, attraverso lo Spirito la Parola di Dio torna nel cuore e nella mente di chi l’ha letta e gli impedisce di agire male senza sentirsi accusato. La Parola di Dio è un freno contro le cattive azioni di cui l’uomo è capace, un freno incredibile quando l’uomo sta per fare qualcosa per cui è umanamente portato, il male. Egli sentirà una voce che gli dirà: “Dio non vuole così, questo non gli piace, sai che stai sbagliando, sai che non sarebbe giusto”. Ecco perché quelli che camminano nelle sue vie “non commettono il male…” (v. 3).

 

Un’osservanza scrupolosa

“Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati con cura” (v. 4). Per trarre davvero beneficio dalla Parola di Dio, per essere felici e vivere lontano dal male è necessario osservare la Parola con cura, fin nei dettagli, non con superficialità. Ci sono dei lavori di precisione che le persone grossolane non potranno mai fare perché richiedono pazienza, applicazione, tempo, attenzione. La Parola di Dio non è per i grossolani, per chi dice: “Va bene comunque, il Signore è buono, va bene così”. Il salmista sa che Dio ha dato i suoi precetti in modo che siano osservati con cura.

Il cristiano grossolano, approssimativo non sarà mai beato, lo sarà invece chi è scrupoloso, coscienzioso, cesellatore, che si preoccupa dei dettagli, che si preoccupa delle piccole cose, che dà valore a tutto. La Parola di Dio è tutta bella, ogni suo apice o iota, piccolissimi segni di scrittura, hanno un valore enorme, non sono inutili. Dio ha dato i suoi precetti “perché siano osservati con cura” (v. 4).

 

Fermezza e determinazione

“Sia ferma la mia condotta nell'osservanza dei tuoi statuti!” (v. 5). Nell’accostarci alla Parola con tutto il cuore per camminare in modo integro, nell’osservarla con cura cercando di non commettere il male, bisogna essere fermi, decisi, determinati. Chi si accosta alla Parola non deve essere titubante, non deve domandarsi: “Ma sarà veramente così? È questo quello che devo fare?”.

A volte non siamo fermi, non siamo determinati e questo per svariati motivi. Uno può essere l’interesse personale, quando ad esempio vediamo che un nostro figlio sbaglia alla luce della Parola e veniamo messi a dura prova ma Dio si aspetta che rimaniamo fermi, che non tentenniamo anche se si tratta dei nostri affetti più grandi. Dio ci dice anche di non tentennare negli affari della vita, di essere onesti quando veniamo messi a dura prova dal mondo difficile nel quale viviamo. “Sii fermo”, dice il Signore, “e non avrai alcun danno”.  Signore, che io sia deciso come il salmista, che io sia fermo e vedere la tua benedizione.

 

Per non doversi vergognare

“Non dovrò vergognarmi quando considererò tutti i tuoi comandamenti” (v. 6). Se non siamo fermi nel mettere in pratica la Parola, prima o poi saremo costretti a vergognarci. Ci sarà già capitato di leggere un passo della Parola e di provare vergogna per esserci comportati diversamente. Quante volte abbiamo dovuto riconoscere di non essere stati del tutto scrupolosi e questo è bastato per farci vergognare davanti al Signore. Non ci è importato che gli altri sapessero o meno, ci è pesato il solo fatto che lo sapesse il Signore. In casi simili non si può fare che una cosa: chiedere perdono a Dio ed adeguarci alla Sua Parola, allora la felicità ritornerà. Non è uno scherzo, la Parola di Dio è potente, efficace.

 

Per celebrarlo con cuore retto

“Ti celebrerò con cuore retto, imparando i tuoi giusti decreti” (v. 7). Chi mette in pratica tutto quel che il salmista dice in questi versi potrà entrare nell’assemblea e offrire il culto al Signore “con cuore retto” e secondo i Suoi giusti decreti. I decreti divini sono sempre giusti, che ci piacciano o meno. Il cuore di un simile credente troverà sempre piacere nell’ascoltare la Parola, non si oscurerà, non si adombrerà, non si adirerà nel sentire certe verità. È bello celebrare Dio senza avere pesi sul cuore, è una benedizione poterlo celebrare in assoluta onestà e franchezza, ma questa benedizione è destinata soltanto a quelli che vivono i Suoi giusti decreti.

 

Un impegno reciproco

“Osserverò i tuoi statuti, non abbandonarmi mai” (v. 8). Il salmista conclude questa prima ottava dicendo al Signore: “Io mi impegno ad osservare i Suoi statuti, ma tu impegnati a starmi sempre vicino”. È un bellissimo modo per concludere queste considerazioni sulla Parola di Dio: “Io mi impegno, Signore, però non è facile per me, non mi viene naturale, non mi viene spontaneo, ho bisogno del Tuo aiuto”. È sicuramente una delle preghiere più oneste che un credente possa fare di fronte agli insegnamenti della Parola di Dio. Insieme al Signore realizzeremo senza dubbio ogni piccola e preziosa benedizione contenuta nella Parola. Chiediamogli di darci l’amore di Esdra per la Sua Parola e saremo felici.