Antropologia culturale

Un altro Natale tra sacro e profano

 

Non sempre gli eventi festeggiati nel calendario sono accaduti nel giorno in cui si ricordano. Questo è vero soprattutto per le feste religiose, nessuna esclusa, neppure il Natale. Una festa che celebrasse la nascita di Gesù era sconosciuta ai cristiani dei primi tre secoli, che osservavano solo la Santa Cena, istituita dal Signore stesso per ricordare la Sua morte e risurrezione (Luca 22:19-20).

La celebrazione della nascita del Salvatore si sviluppò nel IV sec. e per di più in date diverse per le chiese d’Oriente e d’Occidente: il 6 gennaio per le prime e il 25 dicembre per le seconde. Le due date furono scelte nonostante nel Vangelo è detto chiaramente che Gesù nacque durante la stagione della pastorizia, che in Palestina va da marzo a settembre (Luca 2:8).

Un almanacco romano del 354 d.C., opera di papa Liberio (in carica dal 352 al 366), contiene la prima testimonianza del 25 dicembre come giorno della Natività nella chiesa di Roma. Da secoli nello stesso periodo dell’anno gli antichi romani celebravano la festa dei Saturnali, dedicata al dio Saturno e caratterizzata da sfrenati festeggiamenti e sontuosi banchetti. Solo i cristiani non festeggiavano, o almeno non festeggiarono fino al 354 d.C., quando nell'accelerazione del processo di conquista dei pagani, determinata dalla svolta costantiniana, la chiesa pensò di contrapporre la celebrazione cristiana a quella idolatra.

In particolare, il 25 dicembre il calendario romano festeggiava la fine del giorno più corto dell'anno, il solstizio d'inverno, quando la terra è nel punto più lontano dal sole. Da questo momento in poi le giornate cominciano ad allungarsi e la natura si avvia verso un nuovo risveglio: il 25 dicembre simboleggiava il trionfo della luce sulle tenebre invernali. Nel 274 d.C. l'imperatore Aureliano aveva istituito una vera e propria festa per il 25 dicembre: la celebrazione del “Dies natalis Solis invicti”, contemporaneamente festa del Sole e dell’imperatore divinizzato. Nella stessa data i fedeli di Mitra, divinità proveniente dall’Oriente, celebravano la festa del proprio dio, nato dalla pietra e anch’egli portatore della nuova luce (“Genitor luminis”). La sera del 24 dicembre i mitraisti accendevano dei fuochi per aiutare il sole a salire alto all'orizzonte. Il culto ufficiale della festa del Sole unito a quello del dio Mitra finì per diventare molto importante nell'ambito dell'aristocrazia romana.

Tutto questo spiega perché Costantino, primo imperatore cristiano, con un intento più politico che religioso, volle realizzare una sorta di sintesi fra il culto ufficiale del Sole, il culto di Mitra e il cristianesimo, che si presentava come la religione del futuro. Fu sotto il suo regno che comparvero le prime predicazioni sul Natale in cui si affermava che "Cristo era il nuovo sole". Nel 354 d.C. papa Liberio non fece altro che renderla ufficiale. In breve tempo il Natale fu introdotto nei principali centri della cristianità, ma il tentativo di dare alle feste romane di fine anno un nuovo significato non riuscì pienamente, la gente non era disposta a rinunciare ai divertimenti ai quali era abituata. 

Quale sia il senso del Natale oggi è noto a tutti: una grande festa consumistica che attraverso "tredicesime" e "quattordicesime" contempla lauti pranzi, scambio di doni, vacanze e… un colossale giro d’affari. La mancanza di un fondamento biblico e le origini pagane di tanti riti e costumi non sembrano onorare realmente la nascita di Gesù, le celebrazioni non sembrano apportare alcun beneficio alla nostra vita spirituale. Inoltre, se il Signore avesse voluto una celebrazione annuale della Sua nascita, avrebbe sicuramente lasciato un preciso insegnamento.

C'è bisogno di scrollarsi di dosso i più o meno consapevoli riti che ci riportano ad un nuovo paganesimo e ci allontanano dal senso vero della nascita del Salvatore. Perché festeggiarne la nascita solo una volta l’anno e non vivere invece una vita interamente arresa e consacrata a Lui? Non sarebbe meglio vivere tutti i giorni con la gioia nel cuore perché “…un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato…” (Is. 9:6)?