Avviciniamoci a Dio con piena certezza di fede Stampa

EBREI 10:19-23

L'epistola agli Ebrei è un confronto continuo tra l'Antico e il Nuovo Patto, tra Legge ed Evangelo, ombre e realtà. Lo scopo di questo confronto è mostrare la superiorità dell'opera compiuta da Cristo, della "via nuova e vivente che egli ha inaugurata per noi". 

Nel mostrare la superiorità del Nuovo Patto, lo scrittore dell’epistola agli Ebrei parla di un "sacrificio migliore", di un “sacerdozio migliore”, di “promesse migliori”.




1. UN SACRIFICIO MIGLIORE

I sacrifici animali non davano la completa remissione del peccato. Nell'Antico Patto per il perdono dei peccati era previsto lo spargimento del sangue di animali. Questo sangue non lavava i peccati ma li copriva, potremmo dire che riusciva soltanto a nasconderli agli occhi di Dio: “…con quei sacrifici, che sono offerti continuamente, anno dopo anno, essa non può rendere perfetti coloro che si avvicinano a Dio” (Ebr. 10:1). È impossibile “…che il sangue di tori e di capri tolga i peccati” (Ebr. 10:4).
Nel Nuovo Patto è stato sparso il sangue di Cristo. “Ma venuto Cristo… è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna” (Ebr. 9:11, 12). Il sangue di Cristo ha prodotto una redenzione eterna, esso non copre bensì lava i peccati, così quando l’uomo ottiene il perdono è come se non avesse mai peccato. Il sangue di Gesù è particolarmente prezioso perché Egli “…non ha conosciuto peccato” ma è diventato “peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” (2 Cor. 5:21).
La libertà di accedere direttamente alla presenza di Dio. Il sangue degli animali nell'Antico Patto permetteva ai fedeli di accedere solo nel cortile del tempio e al Sommo Sacerdote una volta l’anno nel Luogo Santissimo. Il sangue di Gesù, invece, dà a tutti i credenti la possibilità di entrare liberamente, senza restrizioni, nel Luogo Santissimo della presenza di Dio. Non è questo un motivo per “avvicinarci a Dio con piena certezza di fede”.


2. UN SACERDOZIO MIGLIORE

Il sacerdozio levitico. Nell'Antico Patto i sacerdoti discendevano dalla famiglia di Aronne. Si trattava di uomini impuri che dovevano continuamente purificarsi, che potevano comparire nel luogo santissimo soltanto una volta l'anno ed erano “fatti sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare” (Ebr. 7:23).
Il Sacerdote del Nuovo Patto. È Gesù Cristo stesso, “…da Dio proclamato sommo sacerdote secondo l‘ordine di Melchisedec” (Ebr. 5:10), una figura misteriosa di cui non si sa né l'origine né la fine e che per questo ci parla dell’eternità di Cristo. Il sacerdozio di Melchisedec è superiore perché Abramo, antenato di Aronne e di tutti gli altri sacerdoti, gli offrì la decima, riconoscendone la grandezza (Ebr. 7:1, 9, 10).
Un’intercessione continua. Gesù salva “perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro” (Ebr. 7:25). Inoltre, può "simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato" (Ebr. 4:15). Anche questo è un motivo sufficiente per "avvicinarci a Dio con piena certezza di fede".


3. PROMESSE MIGLIORI

Le promesse dell'Antico Patto. Si trattava sostanzialmente di promesse terrene, che avevano il loro compimento quaggiù. A Israele era stata promessa la terra, il raccolto, la prosperità:

•    “…il SIGNORE fece un patto con Abramo, dicendo: «Io do alla tua discendenza questo paese, dal fiume d’Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate».” (Gen. 15:18).  
•    “…il tuo Dio, sta per farti entrare in un buon paese: paese di corsi d’acqua, di laghi e di sorgenti che nascono nelle valli e nei monti; paese di frumento, d’orzo, di vigne, di fichi e di melagrane; paese d’ulivi e di miele; paese dove mangerai del pane a volontà, dove non ti mancherà nulla…” (Deut. 8:7-9).

Le promesse del Nuovo Patto. Sono eterne, perché spirituali ancor prima che materiali. Il Signore Gesù ci ha promesso che "dove è Lui saremo anche noi" e che vivremo in eterno nella gloria della Sua presenza. Si tratta di una benedizione molto più grande, che fa dire a Paolo: “Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri tra tutti gli uomini" (I Cor. 15:19).
Fedele è colui che ha fatto le promesse. “Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare…” (Ebr. 10:23), in altre parole aggrappiamoci con forza alle promesse del Signore, perché Egli è fedele e le manterrà. “Dio non è un uomo, da dover mentire, né un figlio d’uomo, da doversi pentire. Quando ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?” (Num. 23:19). Non dobbiamo preoccuparci di capire se le Sue promesse sono vere, dobbiamo soltanto imparare a riposare su di esse e ad "avvicinarci a Dio con piena certezza di fede".
 
Ogni adoratore del Nuovo Patto dovrebbe avvicinarsi a Dio nella piena e gioiosa consapevolezza di essere libero da ogni colpa, senza nutrire alcun dubbio sulla preziosa opera di Cristo ma afferrandone i benefici.