Con quale spirito?

LUCA 13:10-17

Chi legge questa storia è inevitabilmente sorpreso dallo spirito maligno e dall'influenza nefasta che esercita sul fisico della donna, eppure non è l’unico “spirito” pericoloso presente in quel luogo.

LO SPIRITO MALIGNO

Lo spirito maligno costringe la donna a camminare ricurva. Non è detto come mai si trova in quella condizione, ma è certo che qualcosa di sbagliato nella sua vita ha consentito allo spirito di prenderne possesso. Inconsciamente la donna, rassegnata a convivere per sempre con il suo terribile problema, cerca aiuto recandosi nella sinagoga, dove riceve un po’ di ristoro.
La condizione di questa donna che cammina quasi a quattro zampe come gli animali e non in piedi come gli uomini, descrive in maniera vivida quel che è capace di fare il peccato all’uomo che ne diviene schiavo. Il peccato degrada, oltraggia, schiaccia; il peccato non uccide subito, preferisce tormentare lentamente le sue vittime.


LO SPIRITO D’IPOCRISIA

L’altro spirito che prendiamo in esame, certo di diversa natura, è quello del capo della sinagoga, che ci aspettiamo “religioso”, quindi onesto, positivo, buono. Vediamo però che dopo il miracolo compiuto da Gesù sulla donna, l’uomo arringa la folla affermando che non è legittimo farsi guarire di sabato, giorno del riposo ebraico. Pur dimostrando particolare zelo per la legge del sabato, quell’uomo non prova alcuna compassione per la poverina. In fondo - egli sembra dire - questa donna è così da 18 anni, cosa sarebbe cambiato se avesse aspettato ancora un giorno?
Lo spirito d’ipocrisia che anima il capo della sinagoga non è poi tanto diverso dallo spirito maligno, se non nella sostanza perlomeno nel risultato, giacché tutti e due non provano un briciolo di compassione per quella donna. Egli è insensibile, arido, pur avendo a che fare con Dio, non ne possiede l’animo. Gesù rimproverava apertamente gli ipocriti, sapendo bene quanto fosse pericoloso quel loro spirito, capace di far male almeno quanto uno spirito maligno: “…guai a voi… ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare” (Mt. 23:13)  


LO SPIRITO MISERICORDIOSO

Diverso dal primo e dal secondo è lo spirito che anima Gesù. Egli, vedendo la donna così tristemente legata dal maligno, la chiama, le impone le mani, la guarisce e lei, liberata dal suo terribile giogo spirituale, inizia a glorificare Dio. I Vangeli parlano spesso della compassione di Gesù verso i peccatori, che Egli vedeva “…come pecore che non hanno pastore…” (Marco 6:34), per questo si offriva di guarirle, liberarle, ammaestrarle.
Lo stesso spirito compassionevole deve animare noi, che siamo discepoli di Cristo: “…Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui” (Rom. 8:9). Del resto, se siamo quel che siamo lo dobbiamo soltanto al Suo spirito misericordioso: avendoci visto nella nostra misera condizione, ha avuto pietà di noi e ci ha liberati dal nostro peccato. Gesù è venuto per farci rialzare il capo, per riportarci alla condizione originaria di creature capaci di avere comunione con il Creatore.

Ora che abbiamo riacquistato la libertà e possiamo glorificare Dio, stiamo attenti a non cadere vittime dell’ipocrisia. Ricordiamo che le compassioni divine “…non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina…” (Lam. 3:22, 23), per noi e per gli altri.

 

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