Il mio redentore vive

GIOBBE 19:23-27

“Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere” (v. 25). Parole come queste meritano davvero di essere incise per sempre nella roccia “con lo scalpello di ferro e con il piombo” (v. 24)!

A pronunciarle è Giobbe, uomo timorato di Dio, la cui fama giunse fino al cielo. Le sue affermazioni sono impressionanti per profondità e ricchezza spirituale

se si considera che visse all’epoca dei patriarchi, quando la Rivelazione divina era in divenire. Le stesse parole sono di speciale consolazione anche per noi, consideriamole più da vicino.


1. LA FORZA DI GIOBBE

“Io so…”: lo spirito di Giobbe è forte anche se la sua carne è debole e molto provata. Aveva nelle orecchie le parole della moglie che gli diceva: “Ma lascia stare Dio, e muori!” (Gb. 2:9). Egli però è saldo, ben fondato in quel che conosceva di Dio.
Altri non conoscono e per questo non capiscono, ma un credente sa, conosce Colui che ha pagato con il proprio sangue il prezzo del riscatto dell’anima sua, perciò non potrà mai rinnegarlo. “In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia” (Ef. 1:7).
 

2. LA FIDUCIA DI GIOBBE

“…il mio Redentore vive…”: la certezza espressa da Giobbe è invidiabile. Sebbene stesse attraversando momenti veramente difficili, in particolare per la perdita dell’affetto più caro, quello dei figli, pure non dubitò del suo Redentore, che si era sempre preso cura di lui.
Pochi nell’Antico Testamento hanno avuto una visione così chiara della vita futura come Giobbe. Tanto che in un certo senso egli anticipa le parole di Paolo quando dice: “sia… che viviamo o che moriamo, siamo del Signore” (Rom. 14:8).
Questa fiducia si può trovare solo in chi a conosciuto “per esperienza” l’amore di Dio, egli non smarrirà mai la propria fiducia neanche quando venisse a trovarsi in circostanze umanamente inspiegabili.


3. LA FEDE DI GIOBBE

“…alla fine si alzerà sulla polvere”: Giobbe sa che non sarà sempre così, che la sua vita non sarà sempre circondata dal dolore, dal male, dalla morte. Il suo corpo potrà anche consumarsi interamente, ma quando il suo Redentore “…alla fine si alzerà sulla polvere”, allora anche lui seguirà la stessa sorte.
Un giorno il Signore, “con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre con il Signore” (1 Tess. 4:16, 17).
Giobbe non ha paura del giudizio divino, sa che vedrà Dio e che sarà a lui favorevole. Ancora una volta può dire come Paolo: “…so in chi ho creduto…” (2 Tim. 1:12).

Chi ha conosciuto l’amore di Dio non s’indebolirà così tanto da rimanere prostrato e confuso senza più possibilità di rialzarsi, non perderà la propria fiducia soltanto perché non riesce a comprendere quanto gli sta accadendo, né perderà mai la speranza di vedere il Signore a lui favorevole.

 

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