Capernaum, il villaggio di Gesù Stampa

Le rovine della Capernaum dei tempi di Gesù

Il sito archeologico identificato con l’antica Capernaum si trova sulla riva nord occidentale del Mar di Galilea. I resti ritrovati coprono un periodo di almeno tremila anni, dal 2000 a.C. al 1000 d.C., ma quelli che riguardano Israele vanno soltanto dal 1200 a.C. al 587 a.C. Noto agli studiosi sin dal 1800, il sito è stato interessato da scavi importanti solo a cominciare dal 1968.

 

Il Nome

Nei manoscritti dei Vangeli esistono due modi di scrivere il nome Capernaum: Kafarnaouvm (Cafarnaum) e Kapernaouvm (Capernaum). La prima trascrizione, Cafarnaum, segue strettamente la pronuncia ebraica e sembra essere quella più corretta. Originariamente il nome semitico era Kefar Nahum, ossia “villaggio di Nahum”. Non è stato possibile capire se Nahum si debba intendere come nome proprio o sostantivo, ma nel caso sia da intendere come sostantivo, può essere tradotto in due modi: “grazioso” e “consolazione”.

Il Villaggio dei Tempi di Gesù

Le rovine si estendono per circa 300 metri lungo le rive del lago e per circa 200 metri dal lago verso le colline. Doveva trattarsi di un piccolo villaggio, il più piccolo tra tutti quelli che si affacciavano sul lago, forse non raggiungeva neppure il migliaio di abitanti: lo storico giudeo Giuseppe Flavio scrive che durante la prima guerra giudaica (66-70 d.C.) Magdala, una delle cittadine sulle rive del lago, contava una popolazione superiore ai 40.000 abitanti.

Capernaum nei Vangeli


All’inizio del ministerio Gesù lasciò Nazaret e si trasferì a Capernaum (Matteo 4:13), facendone in qualche modo la “sua città” (Matteo 9:1). Questo villaggio sembrava particolarmente adatto alla missione del Signore. Rispetto a Nazaret, infatti, che era soltanto un isolato villaggio di montagna, Capernaum era un crocevia di primaria importanza in quanto sorgeva lungo la via imperiale per Damasco, al confine tra la tetrarchia di Erode Antipa e i territori governati da suo fratello Filippo (Luca 3:1). Il passaggio di un’importante arteria commerciale che collegava la Galilea con le regioni settentrionali e la posizione di confine spiegano la presenza in questa località di molti pubblicani, i doganieri che esigevano i tributi (Matteo 9:10).

L’esistenza di una dogana chiarisce anche perché proprio a Capernaum, nonostante le dimensioni del villaggio, risiedeva un intero contingente di soldati romani con, a capo, un centurione. I Vangeli mostrano che le relazioni tra i soldati e gli abitanti erano così cordiali che il centurione contribuì in maniera importante alla costruzione della sinagoga cittadina. Dal canto loro, gli anziani del villaggio si mostrarono pronti a ricambiare tanta cortesia intercedendo presso Gesù perché guarisse il servo del centurione (Luca 7:1-10). La popolazione del villaggio era molto stratificata e i pubblicani e i soldati romani convivevano con un gran numero di pescatori, contadini, artigiani, mercanti. Gesù scelse alcuni dei Suoi discepoli proprio tra loro: i pescatori Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni (Matteo 4:12-22) e il pubblicano Matteo (Marco 2:13-14). La riva del lago dove sorgeva Capernaum era, e lo è ancora oggi, particolarmente ricca di pesci, perciò non c’è da meravigliarsi se Pietro e suo fratello Andrea scelsero di lasciare Betsaida, loro luogo d’origine, per attraversare il bacino d’acqua e raggiungere Capernaum, dove speravano
di esercitare più proficuamente la propria attività di pescatori (Giovanni 1:44).

La Sinagoga di Capernaum

Durante i primi rudimentali scavi condotti all’inizio del 1900, gli archeologi riportarono alla luce un’antica e imponente sinagoga, definita: “Un edificio che per costo, lavoro e ornamenti sorpassava qualsiasi cosa vista in Palestina”. Nel 1969 gli studiosi scopersero che la famosa sinagoga del I secolo, quella visitata da Gesù, giaceva sepolta appena sotto la monumentale sinagoga bianca, risalente al III secolo, della quale erano affiorati i resti. Di norma, in passato, le strutture religiose venivano ricostruite sempre sulla stessa area. Fu proprio in questo luogo che Gesù predicò il meraviglioso sermone sul “Pane della Vita”, riportato nel Vangelo di Giovanni (6:24-71), e fu abbandonato dalla folla.

La Casa di Pietro?

Oltre a dissotterrare la sinagoga, a circa 30 metri di distanza gli archeologi portarono alla luce una chiesa paleocristiana a forma ottagonale. La chiesa era originariamente una domus-ecclesia, ossia un complesso abitativo nel quale si riunivano i cristiani del villaggio alla fine del IV sec. d.C.
La struttura fu subito suggestivamente identificata, per la verità in modo abbastanza arbitrario, con la “casa di Pietro”. L’abitazione segue nello stile le case tipiche del luogo, ossia tante stanze raggruppate intorno ad un ampio cortile, di grandezza maggiore, condiviso da più famiglie imparentate che vivevano insieme secondo l’uso patriarcale. Nella casa si accedeva dalla strada pubblica attraverso l’unica entrata del cortile comune. Anche i Vangeli attestano che Pietro e suo fratello Andrea condividevano la stessa casa (Marco 1:29-30). Con ogni probabilità Gesù fece di una casa simile a questa la propria dimora, anzi alcuni studiosi sostengono che Gesù scelse di dimorare proprio a casa di Pietro, perché fu a lui che gli esattori chiesero di pagare l’imposta dovuta al tempio da ogni israelita sopra i vent’anni.

Pietro viene interpellato dagli esattori quasi avesse l’obbligo di pagare anche per Gesù. L’evento è narrato soltanto nel Vangelo scritto da Matteo, ex esattore di Capernaum (Matteo 17:24-27). Anche la guarigione del paralitico deve essere avvenuta in una casa simile a quella ritrovata dagli archeologi. La cosiddetta “casa di Pietro”, infatti, si affaccia sulla spaziosa strada principale che attraversa il villaggio da nord a sud, alla maniera ellenistico-romana del cardo maximus. Tra la strada e l’entrata vi è un ampio spazio aperto, a forma di “elle”, una conformazione che rende possibile l’assembramento di molte persone sia all’ingresso della casa sia lungo la via (Marco 1:32-33).
Il paralitico fu calato da un tetto che era fatto, come dimostrano le scoperte archeologiche nel quartiere residenziale del villaggio, di travi di legno e un impasto di terra battuta e paglia, ed era facilmente raggiungibile attraverso una rampa di scale che dal cortile conduceva al terrazzo (Marco 2:1-4).
Oltre alla casa di Pietro, nei Vangeli vengono menzionate almeno altre tre abitazioni di Capernaum: quella di Matteo, dove Gesù cenò con alcuni pubblicani (Marco 2:15-17), quella di Iairo, il capo della sinagoga al quale Gesù riportò in vita la figlia (Marco 5:21-23, 35-43), e quella del centurione romano (Luca 7:1-10). Nessuno finora ha formulato delle ipotesi sulla loro identificazione.