La stele di Israele Stampa

Il più antico riferimento ad Israele da fonti esterne alla Bibbia

Nel 1896, a Tebe, in Egitto, il noto egittologo britannico Flinders Petrie (1853-1942) ritrovò, in un edificio eretto in onore di Merneptah, faraone della XIX dinastia e figlio del grande Ramses II, una lastra di pietra di basalto commemorativa di un trionfo militare. Merneptah salì al trono all’età di 60 anni e regnò nel XIII secolo a.C. L’iscrizione in suo onore fu incisa per celebrare una vittoria ottenuta nel quinto anno del suo regno contro i libici.

 

La stele, alta circa 3 metri, termina con alcune note che ricordano una vittoria precedente dello stesso faraone, questa volta contro Canaan. Nell’elenco delle popolazioni sconfitte nella spedizione figura anche Israele: “Canaan è stata totalmente saccheggiata, Ascalona è stata deportata prigioniera, Ghezer è stata presa, Jenoam è stata distrutta. Israele è devastato e non ha più discendenza, la Siria è ridotta a vedovanza dall’Egitto […]”.

L’invasione di Canaan da parte di Merneptah risale al tempo dei Giudici e sebbene non sia menzionata nella Bibbia, è utilissima per dimostrare che a quel tempo Israele risiedeva già stabilmente in Canaan. La Stele è la prima testimonianza archeologica in cui compare il nome di Israele ed anticipa di 400 anni il primo riferimento extra biblico al popolo di Dio, un fatto eccezionale che ha spinto a ribattezzare il reperto “Stele di Israele”. Senza, non vi sarebbero prove esterne alla Bibbia dell’insediamento di Israele in Canaan prima del 1200 a.C.

Grazie a questa testimonianza gli studiosi, spesso critici verso la cronologia biblica, hanno dovuto rivedere la data dell’Esodo, collocandolo in un periodo necessariamente anteriore al XIII secolo a.C., in quanto non solo Israele era già in Canaan al tempo del faraone Marneptah, ma era anche abbastanza forte da combattere contro l’Egitto, al pari delle altre entità politiche menzionate nell’iscrizione.