Le lettere di Tell el-Amarna

Richieste d’aiuto da Canaan per fermare Israele impegnato nella conquista della Terra Promessa

Nel 1887 una contadina egiziana che cercava della marna, fine roccia di calcare e argilla usata in agricoltura per l’arricchimento dei terreni poveri, s’imbatté in un mucchio di blocchetti di argilla dura. In realtà, quella donna senza saperlo aveva rinvenuto parte di un archivio reale dell’antico Egitto, circa 400 tavolette incise con caratteri cuneiformi. La contadina decise di vendere quei blocchetti d’argilla a un suo vicino per una somma irrisoria e qualche pezzo fu portato al Cairo per essere esaminato.

Alla fine del 1887 alcune di queste tavolette furono mostrate ad uno studioso incaricato dal British Museum di acquistare tutto quanto poteva arricchire le collezioni del museo londinese e questi si persuase che quelle lettere in accadico, la lingua internazionale dei grandi imperi dell’antichità, non erano dei falsi ma la corrispondenza diplomatica risalente al XV secolo a.C. di faraoni e re di tutto il Vicino Oriente, compresi i revassalli e i governatori di Canaan, Fenicia e Siria.

Al British Museum arrivarono soltanto 82 delle quasi 400 tavolette rinvenute, altre 192 andarono invece al museo di Berlino, una cinquantina rimasero al Cairo e una ventina furono disperse in altre collezioni. Tell el-Amarna, la località dove furono ritrovate le tavolette, fu identificata con l’antica Akhetaton, la capitale del regno di Akhenaton, ossia Amenofi IV (1372-1354 ca. a.C.), il faraone che cambiò nome e abbandonò il culto delle tradizionali divinità egiziane per imporne uno solo, quello di Aton, rappresentato dal disco solare, con cui egli stesso s’identificò. Per questa divinità costruì una nuova città, Akhetaton (Tell el-Amarna), e vi trasferì la capitale con gli archivi reali, suoi e del padre Amenofi III (1413-1377 ca. a.C.), il faraone della XVIII dinastia che segnò l’apogeo della civiltà e della potenza egiziana. Con la sua morte il nuovo culto ebbe fine, perché il suo successore, Tutankhamon, si preoccupò subito di abbandonare la nuova capitale, ritornare a Tebe e restaurare il culto di Ammon. La capitale di Akhenaton finì così preda del deserto, che la seppellì con tutti i suoi preziosi archivi. Alcune lettere della corrispondenza diplomatica di Amenofi III (1413-1377 ca. a.C.), il padre di Akhenaton, sono particolarmente interessanti dal punto di vista biblico perché scritte intorno al 1390 a.C., vale a dire nello stesso periodo nel quale Israele era impegnato a completare la conquista della Terra Promessa.

Queste lettere offrono un quadro extra-biblico della condizione sociale e politica di Canaan che conferma perfettamente quanto descritto nel libro di Giosuè. Nella loro corrispondenza, gli ufficiali e i re-vassalli delle città cananee della Palestina, allora sotto l’influenza dell’impero egiziano, riferiscono di imminenti invasioni e di ostilità da parte di gente straniera che scorazza per le loro campagne e attacca le loro città, gente che chiamano Apiru. Apiru era il nome con il quale i cananei avevano indicato in passato la gente nomade che aveva fatto scorribande nella loro terra, quindi molto verosimile ai loro occhi gli israeliti non apparivano diversamente, potevano essere chiamati benissimo Apiru, termine usato ormai in senso dispregiativo per indicare ogni gruppo nomade e ostile. I governatori e i re-vassalli di Canaan scrissero al faraone per chiedere aiuto, tuttavia in quel frangente Amenofi III non sembrava
avere alcun interesse nella difesa dei territori oltre confine.

In una delle numerose lettere scritte dal re di Gerusalemme, che resisteva ancora agli invasori, si legge: “Gli Apiru saccheggiano tutte le terre del re. Se verranno gli arcieri, allora quest’anno le terre del re, mio signore, rimarranno. Ma se non verranno gli arcieri, le terre del re, mio signore, saranno perdute… tutte le terre del re, mio signore, stanno andando alla rovina”. Un’altra lettera, inviata dal re di Ghezer, contiene la richiesta d’aiuto per difendere la città contro i raid degli Apiru: “Perché gli Apiru sono più forti di noi, possa il re, mio signore, aiutarmi a scampare dagli Apiru, di modo che gli Apiru non ci distruggano”. Cittàstato importanti come Gerico, Beer Sceba, Hebron, Betel e Gabaon non inviarono lettere semplicemente perché, come affermato dal libro di Giosué, furono tra le prime a cadere. Il libro di Giosuè riferisce che Israele conquistò 31 città-stato indipendenti (Giosuè 12:9-24), ma che rimaneva da conquistare ancora una parte del paese (Giosuè 13:1).

Le lettere di Amarna confermano questo stato di cose, esse sono una splendida prova sia dell’esattezza della cronologia biblica, che pone l’invasione di Canaan intorno al 1400 a.C. ca., sia della veridicità e dell’accuratezza delle vicende descritte nel libro di Giosuè.

 

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